C’era una volta…l’importanza delle fiabe.

C’era una volta…l’importanza delle fiabe.

La prima preziosità ha a che fare con l’essere “un dono”: un momento, un tempo, in cui l’adulto, sempre così di fretta, si ferma e dedica il suo tempo ad un’attività “ludica” con il bambino.

Con i bambini più piccoli si può iniziare a condividere il piacere della lettura iniziando, ad esempio, con le ninne nanne, le filastrocche, le prime semplici fiabe; è importante comunque inserire molto presto la presenza fisica del libro e lasciare che il bambino se ne appropri con il metodo che gli è più congeniale: quello “fisico”.
Nel primo anno l’adulto legge, racconta, canta al bambino, così come gli parla. Nonostante nei primi mesi di vita il piccolo non capirà le parole dei genitori, l’ascolto della loro voce avrà su di lui un effetto calmante e rassicurante.

Tra i due e i sei anni, il bambino si trova in quello che si potrebbe definire “il periodo d’oro” della lettura ad alta voce: la sua insaziabile curiosità solleciterà la lettura non solo narrativa, ma anche di libri che andranno ad ampliare la sua conoscenza del mondo.

Attraverso la lettura del libro, il bambino ha la possibilità di sviluppare il pensiero logico ma anche l’immaginazione, di apprendere i rapporti spazio-temporali, il senso delle proporzioni, di sviluppare la memoria oltre alla capacità di attenzione e concentrazione, di migliorare la comprensione verbale e la produzione linguistica.

La fiaba è un contenitore straordinario di fatti meravigliosi, che permette al bambino, come nessun altro racconto, di incontrare una grande varietà di emozioni, sentimenti e ruoli, attraverso l’immedesimazione con i personaggi.

La fiaba, infatti, ha proprio il potere di saper parlare all’inconscio, consentendo ai bambini di avvicinare emozioni e sentimenti che sperimentano nella loro vita e nelle loro relazioni in modo indiretto, attraverso i l’immedesimazione con i vari personaggi della fiaba e la loro collocazione in una dimensione esplicitamente fantastica, mantenendo quella giusta distanza tanto ben evidenziata dal famoso “c’era una volta…in un paese lontano lontano…”.

Le fiabe, del resto, non pretendono di descrivere il mondo così come è, né vogliono dare consigli espliciti sul da farsi; lì i processi interiori e le varie emozioni sono esteriorizzati e divengono comprensibili in quanto rappresentati dai personaggi della storia e dai suoi eventi (lupi, streghe, matrigne, etc.).

Questi sentimenti, incontrati nella fiaba come se fossero esterni alla realtà vissuta dal bambino, divengono più facilmente accettabili, meno spaventosi; per questi motivi i piccoli spesso riescono a trovare nelle fiabe il “loro” modo di affrontare i problemi, la “loro personale” soluzione alle difficoltà emotive.

È comune che i bambini richiedano molte volte la lettura della stessa fiaba, dal momento che possono trarre un significato diverso dalla stessa storia a seconda degli interessi e dei bisogni più pressanti in un determinato momento. I bambini sanno inoltre fare chiaramente capire agli adulti quali sono i racconti a cui sono di volta in volta interessati… e, tra i loro diritti di futuri lettori, come ci ricorda con molta ironia Daniel Pennac, ci sono anche  il fondamentale “diritto di non leggere”, il “diritto di saltare le pagine” e di “non finire il libro”!


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