Vivere brand-free, senza marchi

Vivere brand-free, senza marchi

A Berkeley, in California, c’è un istituto di ricerca che dal 1976 intervista i ragazzi che s’iscrivono all’università sui motivi della loro scelta. Una volta “guadagnare” non superava il 50% delle risposte. Le altre matricole parlavano di valori, passioni e interessi, ma oggi non è più cosi.

E le ricerche rivelano che più le persone sono attaccate ai beni materiali, meno hanno a cuore la natura e l’ambiente, che sono la nostra unica e autentica ricchezza.

Stiamo allevando generazioni di piccoli consumisti insensibili ai problemi ambientali? Dobbiamo preoccuparci di salvare l’ambiente PER i nostri figli oppure DAI nostri figli? A volte il dubbio mi viene, visto che già alle elementari i bambini riconoscono centinaia di marchi diversi, vogliono cartelle e astucci brandizzati (e rigidamente classificati per genere: “da maschio” o “da femmina”), vedono decine di spot e chiedono cibi di cui conoscono solo il nome commerciale senza saperne indicare il contenuto. E mi guardano spaesati quando mostro loro un gambo di sedano e chiedo cos'è.

I genitori che cercano di proteggere i bambini dalla pervasiva presenza del marketing combattono una battaglia difficile perché gli stimoli commerciali sono ovunque: per strada e in tv, addosso agli amici e ai famigliari, nei computer, nelle riviste e nei giornalini, nei telefoni e talvolta perfino in classe.

In questi anni di crisi economica, sempre più aziende bussano alle porte delle scuole offrendo materiali o risorse di dubbio valore in cambio della visibilità del loro marchio tra gli alunni e le loro famiglie.

A prima vista le proposte sembrano innocenti, ma credo che sia importante difendere i bambini da questa soffocante presenza del commercio in ogni momento della loro vita.

Limitare le ore davanti alla tv o al computer, preparare merende casalinghe e cucinare senza ricorrere ad alimenti con nomi commerciali, scegliere indumenti “anonimi” e passare più tempo nella natura sono tutti piccoli passi preziosi per proteggere i nostri bambini e aiutarli a imboccare la strada di una vita più autentica, più connessa con la bellezza vera, più in sintonia con l’ambiente.

 

di Federica Buglioni, Bambini in Cucina


foto_ Mitch Carriere  - PhilippePut


"La cucina non è solo un gioco o un passatempo: è una cosa seria, un'attività di grande valore educativo e affettivo, alla portata di ogni famiglia, che fa bene sia ai bambini sia a noi genitori"

 

 

 

 


Giochiamo che ti invitavo a merenda?
Autori: Emanuela Bussolati, Federica Buglioni

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