Ciabattine piccine: la città dei bambini (sfortunati)

Ciabattine piccine: la città dei bambini (sfortunati)

A Milano esiste una città dei bambini, abbandonata! E’ uno di quei posti per ragazzini “speciali”, come lo sono i Martinitt, di cui abbiamo parlato nel primo contributo di questa rubrica. Ebbene oggi i Martinitt e le Stelline, i bambini orfani o in difficoltà, dopo tanto girovagare, hanno, oltre ad un museo, una sede tutta loro in Via Pitteri, in quel di Lambrate.

Ma nella vecchia Milano, tra le varie istituzioni assistenziali dedicate all’infanzia disagiata, vi era un luogo chiamato Marchiondi, dal nome del suo fondatore, un padre somasco. Gli ospiti di questa grande “colonia” erano detti appunto Marchiondini o Barabitt, e come i primi avevano dato un grande contributo ai moti insurrezionali delle V Giornate del' 48. Il vecchio milanese ricorda ancora il "barabitt" come sinonimo di bambino discolo, dispettoso. Per il bimbo monello additato di qualche marachella si usava dire te mandi in di barabitt, a significare “ti spedisco in collegio”.

Pare che il nome dialettale derivasse, non tanto da Barnaba come qualcuno era portato a pensare, essendo la loro sede nel XIX sec., presso i cortili quattrocenteschi dell’Umanitaria in Via S. Barnaba, ma da Barabba. Si, proprio il furfante che Cristo aveva sostituito sulla croce, per volere del popolo di Gerusalemme. Perché questo oscuro nome per dei semplici bambini poco fortunati? Il Marchiondi, finito dalla fine del XIX sec., al Quadronno, era una sorta di riformatorio, il luogo per l’educazione dei minorenni traviati, o meglio ancora come recita la sua ragione sociale, l’istituto per la protezione del fanciullo. Qui i bambini “difficili” venivano affidati alle pratiche correzionali. Ma nella maggior parte dei casi la loro condotta, cosiddetta immorale, era dovuta a sfortuna, a miseria e abbandono.

Tra le tante testimonianze ricordiamo quella del giovane Giovanni Segantini, poi divenuto il pittore alfiere del divisionismo, che privato di un ambito familiare vero e proprio, viene avviato dalla vita al vagabondaggio. Nel 1870 è rinchiuso nel riformatorio Marchiondi di Milano, dal quale tenta di fuggire nel 1871 per poi rimanerci fino al 1873.

Le rivolte al Marchiondi non erano infrequenti, così come i tentativi di fuga. La copertina del Corriere Illustrato ricorda quella del 1903

Dopo questo preambolo, per raccontare dell’antica istituzione milanese, nota come Opera Pia Istituti Riuniti Marchiondi-Spagliardi, riparto dall’incipit. Questa cittadella dell’infanzia, che fu ricostruita nel dopoguerra a Baggio, dopo che la più vecchia sede di Via Quadronno fu demolita perché irrimediabilmente compromessa dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, oggi versa in stato di abbandono. Non solo, un patrimonio di strutture edilizie immerse in 25.000 mq di parco (foto di copertina), di proprietà comunale, quindi dei cittadini o meglio dei bimbi di Milano, è oggi terra di disperati e nomadi. Tutto lasciato all’incuria, in quel panorama di miseria tipica delle aree dismesse, avvolto nella desolazione e riconquistato in qualche parte dalla natura. Il Comune ha voltato le spalle al Marchiondi: sostiene che il restauro dei corpi edilizi sia anti-economico; il Politecnico che ha tentato una via per il recupero ha potuto solo mettere il suggello a questa triste e miope logica, la stessa che conta il PIL di una nazione solo in termini economici.

 

a cura di

 

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